...Durante la tratta che ci condurrà in
Sicilia provo ad erudire Cianchino su alcune dritte inerenti la
gara. Gli riferisco ad esempio: che la mia respirazione e’ a
sinistra, e che quindi, lui deve tenermi sulla desta; gli mostro i
segnali per individuarmi in mare; cerco di fargli capire quale sarà
la mia posizione dopo 200/300 mt dalla partenza (infatti le barche
ci dovevano aspettare a 300 mt dal punto di via). Al termine di
questa spiegazione percepisco una strana sensazione dentro di me.
Una vocina mi dice “questo non ha capito un cazzo di quello che gli
ho detto”. Ma forse sono solo suggestioni pre-gara.
Verso le 9,30 Cianchino mi sbarca in
un porticciolo in Sicilia. Sul molo ci siamo solo in due con il
costumane da nuoto, io ed un Laziale reduce da varie 25 km di fondo
in mare e da 6 edizioni della traversata dello stretto, il quale mi
spiega il giogo delle correnti e le strategia migliori per
affrontare la gara. Dopo 15 minuti di permanenza sul molo e dopo
aver visto uccidere un gronco di 1,5 mt in modo orribile, ci viene
il dubbio che ci abbiano scaricato nel posto sbagliato e decidiamo
di ingaggiare una barchetta per un passaggio nel luogo dove vedevamo
il concentramento delle barche d’assistenza della gara.
Questo evento mi fa’ aumentare
l’ansia, infatti, dopo essermi cosparso il corpo di vasellina, Marco
si accorge che mi sono messo il costume all’incontrario. Nel
frattempo lo speaker annuncia che mancano pochi minuti all’inizio
della gara. Quindi cerco disperatamente un cesso e dopo averlo
trovato indosso di nuovo il costume e di corsa arrivo preciso per
il conto alla rovescia dell’inizio della competizione.
Nonostante questi inconvenienti
ormai ci siamo, mi concentro, non mi accorgo della presenza attorno
a me di Marco e Claudio. Ormai sono in trance agonistica, punto solo
la schiena di Giannetto. La mia tattica e’ quella di stargli
incollato in scia per 2-3 km in modo da strappare un buon margine
sugli altri per poi resistere nel finale.
Pronti. Via. Si parte. Giannetto
scatta come se dovesse fare un 50 stile libero in piscina, inserendo
le gambe con una frequenza pazzesca. Tengo,la scia per circa 150 mt,
poi mollo. Era impossibile continuare, oltre alla difficoltà della
velocità non riuscivo a vedere niente a causa della schiuma
sollevata dalle gambate di Giannetto. Rimango solo. Del mio barcaiolo
naturalmente nemmeno l’ombra. Cerco all’ora qualche altra barca ma
sono tutte abbastanza distanti. – Disperazione –
Ad un certo punto mi affianca
un’inconfondibile cuffietta rossa con scritto PAP, ed al suo fianco
mi sembra di scorgere una barca con sopra GPS. La salvezza. Mi
incollo alla scia di Marco, il quale mi trascina lungo tutta la
traversata costa a costa. Di provare ad andar via nemmeno a
parlarne. Marco andava forte, ma anche se fossi riuscito a seminarlo
sarei rimasto da solo e senza barca, quindi senza nessuno in grado
guidarmi dove le correnti sono meno intense.
Le correnti durante la traversata
sono fortissime e di direzione variabile. Ma la cosa più fastidiosa
sono i “gorghi” di incrocio, che ti frullano come in lavatrice e gli
improvvisi cambi di temperatura dell’acqua (penso anche di 10-12
gradi) che ti tolgono il fiato da quanto sono intensi.
In mezzo allo stretto (su consiglio
dell’atleta del Lazio che avevo conosciuto sul porticciolo in
Sicilia) mi fermo un istante a guardare il panorama: da una parte la
Sicilia, dall’altra la Calabria e sotto il blu più blu che abbia mai
visto, frutto dei giochi di luce e della profondità di centinaia di
metri del mare sotto di noi.
Meraviglioso.
Nel frattempo, Marco si accorge di
avermi in scia e periodicamente fa’ qualche bracciata a dorso per
gridarmi: CIUCCIASCIE.
Mi sento un po’ in colpa, ma cosa
posso fare?
Intanto, approfittando del fatto che in scia si fa’ meno fatica,
inizio a pensare alla “tattica” per il finale di gara... pagina precedente | pagina successiva 45 |